Se hai mai sentito parlare di time sharing immobiliare, tradotto letteralmente dall’inglese all’italiano come “condivisione del tempo di un immobile”, si tratta di un contratto atipico. Cioè una situazione non espressamente disciplinata dalla legge ma creati appositamente volta per volta dalle parti. Questa tipologia particolare di utilizzo, non prevede alcun acquisto dell’immobile ma bensì il solo sfruttamento dello stesso nel tempo. In questa guida vediamo cos’è e come funziona questa particolare possibilità.

Definizione del time sharing immobiliare

Come abbiamo anticipato, si tratta di un contratto non espressamente previsto dall’ordinamento italiano, una situazione atipica maggiormente utilizzata nei paesi anglosassoni (da cui il nome). La definizione letterale è la condivisione dell’immobile durante un periodo di tempo prestabilito. In pratica una via di mezzo tra l’acquisto e l’affitto. Non si diventa proprietari dell’immobile ne affittuari, ma semplicemente possessori di un bene per un termine prestabilito. Generalmente il conteggio del tempo viene fatto sulla base del numero di settimane presenti in un anno che sono 52.

Per rendere meglio l’idea facciamo un esempio pratico, immaginando di voler prendere un immobile in time sharing in montagna o al mare per uso vacanza. L’intestatario del contratto avrà quindi diritto ad utilizzare il bene immobiliare ad esempio dalla settimana 42 alla 44 per un numero di anni prestabilito.

Ed ecco perché non è possibile parlare ne di locazione (in quanto si prevede l’utilizzo breve ma ciclico del bene) ne di acquisto (in quanto la proprietà rimane invariata). Ma si parla appunto di possesso ripetuto del bene.

Differenza tra time sharing e multiproprietà

Si potrebbe pensare che la multiproprietà e il time sharing immobiliare siano la stessa cosa ma di fatto non è così. Inoltre alcuni siti confondono la cosa associando i due termini l’uno all’altro ma c’è una sostanziale differenza. In pratica è proprio il concetto differente. Mentre nel primo caso si è titolari dell’immobile, nel secondo caso no e si acquista il tempo. Come vedi il concetto è totalmente differente. Essere proprietari comporta spese notarili e tutta quella serie di costi e responsabilità che invece nel time sharing immobiliare non ci sono. Un conto è essere proprietari mentre conto ben diverso è essere semplici possessori.

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Il contratto

Come abbiamo anticipato, essendo che il time sharing è un contratto atipico, è meglio prevedere anticipatamente la gestione dei rapporti tra il titolare e il possessore. Si tratta quindi di inserire clausole relative alle motivazioni dello scioglimento del contratto, il diritto di recesso e l’eventuale rimborso. Ma è anche opportuno stabilire fin dove arrivano le spese a carico del possessore e cosa accade qualora l’immobile non sia disponibile per qualsiasi motivo.

Il contratto dev’essere stipulato per iscritto tra le parti ben definite nello stesso e dovrà gestire i rapporti potenzialmente esistenti. A tal proposito prima delle firme, il potenziale futuro possessore deve ricevere adeguatamente l’informativa in cui sono contenute tutte le regole di utilizzo. Per ciò che riguarda la durata viene stabilita in base alla volontà delle parti, ad esempio anche per 30 anni.

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Vantaggi del time sharing immobiliare

Rispetto alla proprietà i vantaggi del time sharing sono molto interessanti, in quanto consentono un notevole risparmio economico colmando la medesima necessità. In particolar modo:

  • non è necessaria la spesa del costo notarile;
  • si risparmiano le imposte (registro, catastali, ipotecarie e via dicendo);
  • non si risponde personalmente della manutenzione straordinaria;
  • si evitano le assemblee condominiali

Come vedi, questa soluzione è molto più vantaggiosa rispetto all’essere diretto titolare dell’immobile. Inoltre ben si adatta per coloro che vogliono possedere un immobile per vacanza.

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Matteo Signorotti

Agente immobiliare dal 2015, ha lavorato per le più conosciute società del settore.

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